Era da un pò che ci pensavo, "devo rifare un Trail!" uscire dal tran tran quotidiano e correre libero in montagna, nel sottobosco, salite e discese che ti fanno penare e sudare. Eh si, desideravo proprio farla.
E' con questo spirito che mi sono iscritto al Bettona Crossing, un trail di varie distanze: 50 km, la 20 km e la 12 km.
Avendo già in cascina una 21, decido di correre la gara di 20 km. La vigilia è molto suggestiva. Le caratteristiche del territorio, le lussureggianti e verdi colline umbre mi danno serenità. Le vicine località di Spello, Assisi, Bastia, sono un attrazione irresistibile per passeggiare e rilassarsi.
Così, dopo aver ritirato il pettorale, mi rilasso in vista della partenza del giorno dopo. Si correrà di sabato, dalle ore 11:00. Col caldo che fa partire così tardi mi preoccupa...
Arriva il sabato e l'ora della partenza e così mi unisco ai tanti runners che fremono nervosi in attesa dello start. Mi sento un poco a disagio a guardare quelli con il pettorale rosso, quello della 50 km! Non la correrei neanche se mi pagassero, figuriamoci facendo un trail! Ragazzi vi stimo!
Alla partenza la gara ci presenta subito una salitone mozzafiato che mi ha subito steso. Non respiro, cerco di gestire alla meglio e mi allineo agli altri cercando di imitarne il passo e la determinazione.
Per un pò vado bene, ora mi sono adattato nel mio ruolo di esploratore del sottobosco. Sebbene le mie enormi cosce pompino potenza in salita e non mi danno problemi all'insù, ho tanta difficoltà a fare le discese a correre all'ingiù.
La mia paura di cadere e farmi male prende il sopravvento. Ad ogni discesa, e ne ho incontrate tante, quasi mi fermo e accosto e faccio segno a chi mi segue di sorpassarmi. Mi spiace fare da tappo. "Ci vediamo alla prossima salita", penso.
Gli ultimi allenamenti mi confermano di stare bene. Faccio tappa a tutti i ristori e bevo il più possibile.
Faccio i conti con la stanchezza, i movimenti forse non sono più quelli della partenza e, nello scendere un ripido pendio prendo in pieno lo spuntone di un albero che era stato tagliato. Mi ribalto in avanti e finisco con lo sbattere il fianco destro sopra i sassi.
Minchia che botta! Il dolore non è niente, quello che mi frega è che faccio fatica a respirare. Sarà partita una costola? Boh...
Mentre cerco di rialzarmi passa un runner che con fare caritatevole mi offre il suo aiuto. Lo rassicuro e gli dico che sto per ripartire. Almeno ci provo.
Rimetto in gara il mio sgangherato carrozzone e riesco a riprendere un assetto niente male. Non mi supera più nessuno. Quasi quasi, penso, l'abbiamo sfangata anche questa volta. Invece, il destino beffardo, mi fa incontrare davanti a me un discesone pazzesco con curva secca che, purtroppo, non riesco ad affrontare e così, di nuovo, tuffo carpiato in avanti con atterraggio lunare sul fianco sinistro.
Ammetto che questa l'ho sentita! Ma porc putt vacc che caz di sfiga...
Ricominciare a correre questa volta è stato difficile, ma ce l'ho fatta.
Tra un dolore e l'altro, scorgo spuntare tra gli alberi i tetti di Bettona e sono felice assaporando la fine di questo martirio.
Improvvisamente trovo questo cartello che implacabile sintetizza in una frase la mia gara.
Piano piano, lemme lemme, taglio felice il traguardo. Mi aspetta la mia medaglia di cui sono molto orgoglioso.
Il giorno dopo non riesco a muovermi tra i dolori muscolari e le botte ai fianchi... Vabbè un paio di giorni ai box e si riparte.
A presto amici e buona vita!